Attrice campana dalla carriera intensa e sfaccettata, Sonia Aquino è tornata sul piccolo schermo con la seconda stagione di Storia di una famiglia perbene, in onda il venerdì sera su Canale 5, portando in scena tutta la forza e la complessità del suo personaggio, Angelica. In questa intervista ci racconta cosa significa interpretare ruoli scomodi, le sfide di essere madre e artista, e il suo legame profondo con la sua terra d’origine, la Campania.
Tra cinema, televisione e vita privata, Sonia ci svela le ispirazioni che la guidano e i progetti che sta preparando per il futuro.
Sonia, sei tornata sul piccolo schermo con la seconda stagione di “Storia di una famiglia perbene”, dove interpreti Angelica, un personaggio centrale e complesso. Cosa ti ha attratto di più di questo ruolo e come ti sei preparata per interpretarlo?
Credo che nessun ruolo arrivi per caso. Angelica mi ha dato la libertà di esplorare i miei lati più oscuri, permettendomi di essere un personaggio totalmente negativo, che non fa concessioni e non cerca di essere compreso. Angelica è fredda e cinica: non desidera amore, ma rispetto e paura. Per prepararmi a interpretarla, mi sono ispirata al comportamento del leone, il re della savana, un animale temuto e rispettato, capace di difendere il proprio territorio con determinazione.
In questa serie interpreti la moglie di un boss, un ruolo che può sembrare lontano dalla vita reale. C’è qualche aspetto di Angelica con cui ti sei identificata o che hai trovato particolarmente stimolante?
Interpretare un personaggio così spietato e scomodo è stato incredibilmente stimolante, perché mi ha permesso di esplorare parti di me che di solito restano nascoste. Non siamo fatti per vivere come cuccioli impauriti; abbiamo bisogno di lottare per emergere. Angelica mi ha insegnato che, quando si è messi con le spalle al muro, non ci si arrende, ma si reagisce con forza e coraggio. Questa lezione di resilienza mi ha fatto riflettere e mi ha arricchito anche a livello personale.
Guardando indietro alla tua carriera, hai interpretato diversi ruoli in progetti italiani e internazionali. Come vedi la tua evoluzione come attrice e quali sono stati i momenti di svolta più significativi per te?
Ogni personaggio che ho interpretato ha contribuito alla mia crescita. Il punto di svolta è stato nel film “Tu chiamami Peter,” dove ho avuto l’onore di lavorare con artisti premiati agli Oscar. In quell’esperienza ho imparato che l’interpretazione richiede un grande atto di umiltà: bisogna abbandonare le sovrastrutture e rendersi vulnerabili, rimanendo aperti e connessi. In Italia, il metodo di lavoro è diverso, ma ogni progetto ha lasciato un segno indelebile nella mia carriera.
Hai lavorato sia in televisione che al cinema. Quali sono le principali differenze per te tra questi due mondi, e quale dei due preferisci?
La differenza spesso la fanno il regista e il budget. Schiller diceva che il compito dell’arte drammatica è mostrare l’umana sofferenza; perciò, per me, il mezzo cambia poco. Sia sul set di un film che in una serie, arrivo a fine giornata stanca, perché ogni emozione è vissuta realmente: piango, rido e mi arrabbio sul serio. Un attore deve riuscire a creare stimoli immaginari e reagire con autenticità, conoscendo profondamente l’animo umano.
Oltre alla tua carriera artistica, come gestisci il tuo equilibrio tra lavoro e vita personale, specialmente come madre? Ci sono state delle sfide particolari nel conciliare i due aspetti?
Essere una madre single in Italia è una sfida fatta di equilibri complessi, ma ho imparato a stabilire delle priorità. Per fortuna ho il supporto dei nonni e di uno zio, ma spesso ho rifiutato lavori per restare vicino a mio figlio, e non mi pento. Essere genitore significa fare delle scelte con amore e responsabilità, e per me questa è la priorità più grande.
Quali sono le cose che ti ispirano di più nella tua vita quotidiana, sia sul piano personale che professionale?
L’arte, la meditazione, la preghiera, la lettura, la scrittura, il ballo, e anche il buon cibo e la creatività sono tutte fonti di ispirazione. Sono attività semplici, ma mi danno una profonda gioia e mi ricordano il piacere di vivere, riempiendomi di energia e di gratitudine.
In un’industria in continua evoluzione come quella dello spettacolo, quali cambiamenti hai notato negli ultimi anni, specialmente per le donne? C’è qualcosa che vorresti vedere migliorato?
Non si racconta abbastanza il mondo femminile! È vero, qualche passo avanti è stato fatto, ma la strada è ancora lunga. Mi piacerebbe vedere più storie che mettano al centro le donne e raccontino la complessità dei nostri percorsi.
Il tuo legame con la Campania è sempre stato forte. Quanto senti che la tua terra natale ha influenzato la tua carriera e il tuo modo di affrontare la recitazione?
La gente della mia terra è fiera, forte e generosa, capace di affrontare le difficoltà con coraggio e ironia. In Campania, si crede ancora nei miracoli, e io sono cresciuta con questa fiducia. Ogni volta che mi capita di superare un ostacolo, penso che anche per me, in un certo senso, un piccolo miracolo sia accaduto.
Cosa c’è nel tuo futuro? Stai lavorando su nuovi progetti?
Sì, sto lavorando a un progetto che mi sta particolarmente a cuore: un podcast che spero possa essere un’occasione per esplorare nuovi linguaggi e raccontare storie che mi appassionano.