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Mattia Pantaleoni Sanremo
CASA SANREMO FESTIVAL DI SANREMO INTERVISTE

Mattia Pantaleoni: “Da Venezia a Sanremo per parlare di droni”

Dopo il grande successo ottenuto a Venezia per il documentario sul Carnevale di Venezia, premiato anche alla kermesse cinematografica (LEGGI ANCHE: A Venezia 80 assegnato il “Premio Cinema & Industria” ad Aurumovie per il doc “Benvenuta Siora Maschera”), Mattia Pantaleoni è pronto a scaldare i motori per il prossimo Festival di Sanremo. Dopo aver prodotto con la sua società, la Aurumovie (la cui socia fondatrice e produttore è Alessandra Scardellato), due corti dedicati uno alla violenza sulle donne e l’altro agli incidenti stradali, è pronto a sbarcare sulla Riviera dei Fiori come ospite del talkshow StudioNews, in onda da Casa Sanremo.

Il Festival di Sanremo è alle porte. Le piace la kermesse canora?    
Sì! C’è sempre una grande attesa nonostante gli anni che passano.  Il Festival è sempre un evento di aggregazione da un punto di vista canoro, istituzionale e televisivo. E sopratutto un grande momento culturale e di spettacolo.

E il cast? Amadeus ha scelto bene nel mazzo ?  
A me piace. Mi rendo conto che per un direttore artistico non deve essere facile. Soprattutto quando sotto mano hai una simile manifestazione. Devi saper mantenere l’innovazione, dare spazio ai giovani, ai nuovi stili musicali ma la tempo stesso mantenere l’aspetto classico che in un Sanremo non può mancare.

Parlando di tecnologia di riprese visto che lei è nel settore, che tipo di novità potrebbe suggerire?  
Il cinema e l’’audiovisivo seguono delle logiche rispetto al passato grazie alla tecnologia. In questo momento stiamo lavorando molto sulla animazione. Per quanto riguarda gli strumenti innovativi, ci sono quelli legati alla lavorazione dei film attraverso la realtà aumentata che abbassano i costi e portano un risultato quasi verista. Ma la tecnologia per me deve sempre seguire un racconto e non il contrario perché se abusiamo troppo della tecnologia si possono rendere prodotti troppi artificiali. Per cui direi che a Sanremo eviterei per farla in breve, l’intelligenza artificiale.

Quanto contano secondo lei le riprese, le immagini in un programma tv rispetto alle canzoni e ai nomi di chi sale sul palco?
Ormai siamo in un mondo dove il visual è diventato fondamentale. Nella musica sarebbe interessante abbinarci. Sicuramente inserire alcune nuove tecniche di ripresa che “spettacolarizzano” molto di più tutto ciò che inquadrano rispetto alla consuetudine, magari creando una sotto filiera cinematografica, trasformerebbe il palco del Festival in qualcosa di mai visto prima.

Lei negli ultimi tempi ha realizzato 2 corti: uno tratta la violenza sulle donne, mentre l’altro gli incidenti stradali. Soddisfatto?  
Certamente. La Aurumovie è una produzione che ha una linee up ben definita. Quella di raccontare le storie dei territori italiani, ma con un occhio aperto alla internazionalizzazione, perché non vogliamo rivolgerci solo al mercato interno. Tuttavia il caposaldo è narrare il nostro Paese, la nostra società. Che chiaramente per via della globalizzazione abbraccia un interesse anche oltre frontiera. La violenza sulle donne è un tema che secondo noi, anche se in questo momento molto sovraesposto, andava trattato. E abbiamo avuto la voglia e l’esigenza di farlo, anche perché la nostra produttrice Alessandra Scardellato voleva lanciare  un messaggio su quanto sia importante che nel 2024 la quota rosa si innalzi e che le donne siano viste per il grande apporto che possono dare. Sugli incidenti stradali c’è poco da aggiungere a quello che è già tristemente noto: restano una piaga della nostra vita ed è giusto sensibilizzare il più possibile sulla prevenzione.

Ha avuto occasione di  lavorare sul set con un grande attore Mirko Frezza.
Lavorare con Mirko è stata una esperienza incredibile. Lui è una persona autentica, vera E’ un uomo che ha alle spalle un percorso difficile nella vita, ma grazie al cinema ha superato tutto brillantemente. Frezza sul set è strepitoso, un vero artista di talento. Lo convolveremo spesso anche nelle nostre prossime produzioni.

Tornando a Sanremo: se le chiedessero di far parte dello staff tecnico, quale sarebbe il suo ruolo?      
Ovviamente il produttore.

Considerando che è la Rai a produrre, dovrebbe essere un produttore Rai.
Rai o no, so quello che faccio e so quello che so fare. Per cui, sottolineo, mi piacerebbe essere il produttore esecutivo anche per portare un po’ di innovazione rispetto a quella che c’è già.

Lei sarà ospite del talkshow StudioNews, in onda da Casa Sanremo. Come si sta preparando?
Non posso rivelare molto. Posso dire di essere emozionato, una nuova avventura. Se ci sarà modo di parlare del mio settore, affronterò l’argomento per spiegare meglio a tutti come si lavora dietro una macchina da presa. O meglio, una telecamera.

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