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Giacomo Baldoin: “La musica è il mio respiro”

Giacomo Baldoin, in arte Ivaylo, è un musicista, un pianista come ama precisare, che ha da sempre una compagna di viaggio speciale e fondamentale: la musica. Ivaylo, è nato in Bulgaria il 2 aprile del ’98, ma è ri-nato, Giacomo, in un piccolo paese del Veneto, accolto con amore da mamma e papà Baldoin. Il canto, la musica non l’hanno mai abbandonato, ma abbracciato e consolato nei momenti più difficili. Oggi Giacomo con la passione per la produzione e conduzione di trasmissioni televisive, è impegnato a trasformare i suoi sogni in realtà, con la determinazione e il talento che lo contraddistinguono.

Giacomo come ti definiresti?

Sono un musicista, un pianista per esattezza. Mi piace l’emotività del pianoforte, mi piace accompagnare la voce o altri strumenti. Non sono un concertista, mi piace la performance e soprattutto condividere il palco con altri. Insieme si crea una magia unica, che mi fa sentire bene, al mio posto e felice.

Il tuo nome è Giacomo in arte Ivaylo…

Sono nato il 2 aprile 1998 in Bulgaria e sono cresciuto a Baone in provincia di Padova. Sono stato adottato a tre anni e là dov’ero, mi avevano soprannominato il cantante. Sono arrivato in aereo piangendo e mangiando cioccolata. La Bulgaria era uno dei pochi stati a non richiedere una sosta troppo lunga prima dell’adozione, ma per me è stato un po’ sofferta; dovevo venire nel 2000, a due anni, ma un allarme bomba, ha bloccato la partenza dei miei e dopo un ennesimo rinvio per un documento mancante, finalmente, nel 2001, mamma e papà mi hanno potuto portare a casa. Ricordo molto bene che il primo regalo di Natale è stata una batteria, poi una fisarmonica e infine un microfono. In questi tre regali, è racchiusa tutta la mia essenza, la mia attitudine. Questo era talmente chiaro, che a cinque anni i miei genitori mi hanno iscritto ad un corso propedeutico di musica e a sei anni, ho cominciato a suonare il pianoforte. Ho studiato piano, solfeggio, canto e a quattordici anni, sono entrato a far parte di un coro Gospel, innamorandomi del canto pop, grazie anche al laboratorio musicale della scuola. Da lì ai primi palcoscenici, il passo è stato breve, con la collaborazione con una cantante, poi i primi concorsi fino ad arrivare a suonare con i Dick Dick, i Camaleonti e molti altri.

La musica cos’è per te?

Ho ricordi vaghi della mia infanzia e conservo solo qualche flash, ma una cosa la so bene: la musica è stata la mia ancora di salvezza. Altri bambini che sono partiti con me dalla Bulgaria hanno avuto qualche difficoltà in più. L’adozione, per quanto sia un gesto nobile, una seconda vita che ci viene offerta, è inutile negare che sia anche un trauma. La musica è stata la mia compagna di viaggio, mi ha aiutato molto. Non mi sono mai sentito solo: mi ha abbracciato, guidato, illuminato. Non mi ha mai abbandonato, regalandomi la voglia, l’energia per costruire il mio domani. Il mio modo di comunicare con il mondo. È l’aria che respiro, il primo al risveglio e l’ultimo prima di dormire. Fa parte di me, a volte respiro a pieni polmoni, a volte a fatica, ma non posso farne a meno.

Sei molto giovane ma hai già maturato molte esperienze, grazie al talento, alla determinazione con cui lavori al tuo progetto artistico e di vita

La prima vera, grande occasione l’ho avuta nel 2018, con lachiamata di un produttore per fare l’assistente a Sanremo dove mi sono dedicato alla promozione artistica; da lì ho fatto tante esperienze formative partecipando a grandi masterclass e collaborando come referente della provincia di Padova per il Metodo PASS. Ho fatto la codirezione artistica di EstEstate Festival 2023, che ha visto la partecipazione di grandi nomi della musica nazionale ed internazionale e a luglio di quest’anno della serata/concerto per la regione Emilia-Romagna dopo l’alluvione,organizzata dall’Associazione Un pane per amor di …Mi piacerebbe lavorare nel mondo dell’intrattenimento televisivo, che è il mio sogno; oggi faccio il consulente, arrangio, offro le mie competenze a trecento sessanta gradi, ma mi piace soprattutto lavorare all’ideazione, alla scrittura dello spettacolo oltreché alla conduzione.

Qual è il tuo “posto”?

Gli studi televisivi: lì mi sento felice come un bambino in un negozio di caramelle, al Luna Park. Ricordo perfettamente la prima volta: era lo studio di Maria De Filippiun’esperienza che non dimenticherò per la sua grande professionalità e il talento vero di un’ottima padrona di casa. 

Hai mai pensato che avresti potuto, o dovuto, fare altro?

No, neanche nei momenti difficili. Io so che devo fare musica. Sono nato per trasmettere la musica e insegnando in un coro, ho capito come possa cambiare le persone e questo, mi rende felice. Credo davvero di avere il compito di veicolare questo grande messaggio, non tanto per raggiungere la perfezione, ma per capirecome la musica possa aiutare a vedere in altro modo: attraverso la gioia. 

La musica mi fa ricordare, mi spalanca un album di ricordi che ho nel cuore perché ogni canzone ha il suo momento indelebile da conservare. 

Se dovessi fare oggi una colonna sonora di questo momento della tua vita?

Una colonna sonora, dal poco volume e poca intensità. Questo è un periodo in cui sto mettendo in gioco tutte le mie sicurezze e quindi e come se le armonie, fossero ancora confuse e poco comprensibili. Da pochi mesi ho scelto di trasferirmi lontano dalVeneto, dove ho lasciato affetti, la casa e il lavoro che lì, dove tutti mi conoscono, non mancava mai; ho scelto di trasferirmi a Roma per darmi la possibilità di ampliare il mio orizzonte, per fare esperienza e crescere professionalmente. Mi sto giocando tutto, anche andando contro il desiderio, giustificabile, della mia famiglia di avermi a casa. Ma ho sentito che questo era il momento di tentare di spiccare “il volo” e voglio impegnarmi a fondo per riuscirci.

Ti sei affidato ad un’agenzia o ti muovi da solo?

Credo che per crescere professionalmente, sia necessario affidarsi e fidarsi di un’agenzia. Il mio punto fermo da quando sono a Roma è Identity, agenzia di Booking e Management, che ho trovato attraverso i social. Mi è piaciuto subito il fatto che avevano studiato il mio profilo, quindi al primo incontro, non mi sono sentito solo un numero, ma apprezzato per le mie peculiarità, come individuo con una propria identità. Mi sono trovato a casa, grazie ad una dinamica chiara, ben organizzata e concreta. Un’agenzia che offre molte possibilità, dandomi modo di mettermi in gioco. L’App è estremamente utile ed immediata anche se è un peccato che si siano diradate le occasioni di incontrare le persone, ma ci si fidi di curriculum, o solo diimmagini. Uno come me che è cresciuto sui palcoscenici, credo che possa dare il meglio dal vivo, ma purtroppo i casting non si fanno più in presenza e questo è un dato di fatto.

Se potessi esprimere tre desideri, cosa vorresti davvero?

Riuscire a farcela e lavorare in tv come presentatore. Imparare a cercare la felicità, anche nei momenti bui, senza rinunciarvi. Ricambiare con la mia realizzazione, tutti i sacrifici e  l’amore incondizionato, immenso, dei mei genitori.

(Credit foto in evidenza: Giacomo per Identity)

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