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Una vita in più Gabriele
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“Una vita in più” per Gabriele (intervista)

Gabriele Miraglia, in arte solo Gabriele è nato a Partinico, un paese della provincia di Palermo. Dalla sua terra, con le tasche piene di sole, arriva a Parigi dove mette radici. La sua voce ricorda quella degli chanteur de charme francesi, ma allo stesso tempo conserva tutto il fascino della canzone italiana. Un creativo che ha impressa, in ogni cellula, l’arte. Un corpo che utilizza come espressione fondante del suo essere, con la voce, la musica, il ballo, la giocoleria e le marionette. Gabriele è meravigliosamente italiano, ma ha fatto sua quell’allure che si respira nei caffè e nei bistrot parigini che ama profondamente.

Oggi Gabriele “torna” in Italia per promuovere il video e la versione radio remix di “Una vita in più”, che uscirà venerdì 8 ottobre. Un brano che scandaglia l’animo umano e il desiderio atavico di avere un’altra possibilità, per non rifare gli stessi errori o per cambiare qualcosa della nostra vita. Una melodia radiofonica che nel video ci fa viaggiare nel tempo con la radio anni’50 e il videogioco anni ’90, in un’atmosfera rarefatta e raffinata.

Gabriele, un siciliano a Parigi…

Esattamente! Ho sempre amato il francese e la Francia in generale, tanto che scelsi di studiarla anche a scuola. Sono terzo di cinque fratelli, tutti appassionati di musica. Ho studiato canto e imparato a suonare la chitarra quando ero ancora molto giovane e ho scelto poi di lavorare nei villaggi turistici, come animatore dove cantavo, suonavo, facevo ballo e anche acquagym. La stagione era durissima e quindi mi limitavo a farla in estate. L’inverno seguivo come corista una cantante siciliana e come cantante e attore, la compagnia di teatro popolare Zappalà. Quest’attività invernale che facevo per passione era poco remunerativa e nel 2007, stavo ragionando se trasferirmi a Roma o a Parigi, che da sempre era per me la città dei sogni e dell’amore.

Cosa ti ha fatto scegliere Parigi?

Il destino, immagino…Tornando da Gerba, finita la stagione, mia madre mi fece sapere che a Palermo facevano dei provini per Disneyland Paris. Quindi il 3 ottobre mi presentai al provino, bello carico e abbronzato. Fui preso come ballerino e personaggio, con un contratto di tre mesi, credendo davvero di fermarmi solo fino a gennaio. A dicembre, invece, mi offrirono il contratto a tempo indeterminato. Mi fermai nonostante fossi iscritto al Dams di Palermo, rispondendo ad una chiamata che sentivo essere la mia. Qui è cominciata la mia avventura, ho cercato un appartamento e mi sono iscritto a corsi di balli caraibici. Dopo due anni, come ballerino nelle parate, volendo cambiare, cominciai a seguire i corsi di ballo per migliorarmi. Ben presto mi resi conto che il mio livello era avanzato al punto che passai a fare il corso da insegnante in una delle più importanti scuole di ballo di Parigi, dove sono rimasto come docente.

La tua creatività si esprime con la voce, la musica, il corpo. Qual è il tuo segreto?

Ho sempre cantato e la musica è sempre stata in primo piano, tutto il resto è arrivato dopo. Il ballo è legato alla musica e così ogni passione che ho seguito, come le marionette e la giocoleria. Non credo che ci siano separazioni: è arte che ci pervade e si esprime a trecento sessanta gradi. Negli ultimi tre anni ho deciso di dedicarmi finalmente alla mia grande passione, quella primaria, da cui è partito tutto. Ma nel frattempo ho fatto anche un corso di formazione per i musical, dove corpo, gestualità e canto sono protagonisti. Credo che si debba essere la miglior versione di sé stessi ed io la sto cercando!

Ad un certo punto ti sei sentito “pronto” per farti largo con la musica?

Nel 2019 mi sono detto finalmente che ero pronto. Prima di allora mi dicevo che avevo bisogno di essere più bravo a suonare la chitarra, a ballare, a parlare il francese, a parlare l’inglese. Con il ballo o le marionette, non ho mai avuto paura del giudizio altrui, perché in fondo non sono un ballerino o un marionettista, ma con la musica che sentivo parte integrante di me, non volevo fare passi falsi. Per il canto è un’altra storia, oggi è il momento di provare a seguire le mie vere ambizioni (meglio che i sogni). Tra i tanti provini, ho fatto quello giusto con la produzione e gli autori che mi hanno voluto. 

Il tuo primo singolo?

Jusqu’a ce que l’amour nous sépare” è stato il primo singolo il 20 marzo 2020, nel momento purtroppo che tutti conosciamo. Loro contavano beaucoup (è divertente che gli scappino questi termini, ndr), molto su questo brano ma ovviamente il periodo ha spento tutte le nostre certezze. Poi hanno deciso di scrivere un EP, uscito a dicembre 2020 con brani anche remix. Tutto questo mi ha dato l’occasione di entrare in contatto con tanti professionisti del mestiere, che mi stanno proponendo collaborazioni. Oggi poi sono emozionato e felice di proporre “Una vita in più” in Italia, dove torno molto spesso dalla mia famiglia, e dove spero al più presto di portare un mio spettacolo al quale sto lavorando.

Una vita in più” in che modo ti “appartiene”?

Mi ritengo fortunato ad avere l’onore di interpretare questo brano che mi corrisponde tanto. Mi sono sempre detto che vorrei davvero aver tante vite, per poter fare a livello artistico di tutto e di più, dal musicista, l’acrobata e ogni disciplina circense, un mondo che mi affascina da sempre e al quale mi sono avvicinato imparando anche un po’ di giocoleria. Mi è stato proposto con l’EP, di interpretare anche questo brano e il blues, la classe, la raffinatezza di “Una vita in più” mi hanno colpito immediatamente perché “le canzoni devono profumare”, arrivare a tutti i sensi: la canzone si ascolta, si gusta, si tocca. E questa profuma di vita e speranza.

Il video, elegante e fuori dagli schemi, come è nato?

Per il video, ho avuto carta bianca e mi sono sbizzarrito con la mia creatività. Ne ho parlato con mio fratello Daniele e ascoltando con lui il brano, abbiamo pensato a un video dove la vecchia radio e il microfono alla Elvis contrastano con le immagini di una sala giochi dove il mio avatar attraversa epoche differenti. In ogni livello, il Gabriele versione 16 bit sale un po’ di più, partendo dalle piramidi per arrivare fino alla luna. Lì, affronta il nemico finale che è la versione oscura di sé stesso. Spesso siamo noi, di fatto, il nostro peggior nemico che ci impedisce di vivere appieno la vita. Invece di desiderarne una in più, dovremmo imparare a non sciupare la vita che ci è concessa, assaporandone al massimo, il suo sapore.

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