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The last supper
CINEMA NEWS e ANTEPRIME

“The last supper. The living tableau”, dal 10 aprile proiezione all’interno delle Grotte di Frasassi

“The last supper. The living tableau”, cortometraggio del regista e creatore Armondo Linus Acosta, ispirato al capolavoro di Leonardo da Vinci “L’Ultima Cena”, sarà proiettato dal 10 al 18 aprile nell’eccezionale cornice delle Grotte di Frasassi, grazie alla collaborazione con le Grotte di Frasassi e il Comune di Genga. L’opera vede la collaborazione di tre maestri della cinematografia mondiale premi Oscar: il direttore della fotografia Vittorio Storaro, lo scenografo Dante Ferretti e la decoratrice del set Francesca Lo Schiavo.

Dal 15 aprile, in occasione del Venerdì Santo, il Tableau vivant sarà mostrato anche sulla cupola all’interno del Tempio del Valadier (vicino le grotte). Sacralità religiosa e sacralità artistica si incontrano così creando un connubio memorabile.

Nei nove minuti di cortometraggio, in un unico piano sequenza girato al rallentatore, il dipinto prende vita. Si scorgono lentamente gli apostoli, seduti a tavola, in un paesaggio debolmente illuminato. Al centro, si staglia Gesù, nell’atto di benedire il pane ed il vino, mentre annuncia il tradimento da parte di uno di loro. C’è una meticolosa attenzione ad ogni dettaglio, ricostruito fedelmente e messo in risalto dalla luce che sublima la scena proposta. Tutti i particolari dell’opera – datata 1494-1498 e realizzata nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano – sono così esaltati.

Nessuno degli attori coinvolti è un professionista: si tratta di tecnici che lavoravano sul set e che sono stati notati da Acosta per la somiglianza con i personaggi raffigurati da Leonardo. L’apostolo Taddeo è impersonato dallo stesso regista. Per i costumi sono stati creati calchi di gesso di supporto, in modo che gli attori potessero mantenere con più facilità le posizioni rappresentate da Leonardo.

Spiega Linus Acosta, regista americano di fama internazionale: «Il presupposto del credere in Dio è un’antica ed eterna realtà umana. Poter proiettare la qualità di questo significato in un luogo che è primordiale e risale a quando il mondo fu creato da Dio, è armonia assoluta. L’ho percepito quando sono entrato nelle Grotte. Puoi semplicemente sentire che è il posto giusto per mostrarlo. Ed il risultato finale è che le persone del nostro tempo possono sperimentare un sentimento primordiale e un senso primordiale di Dio in un luogo molto divino».

Aggiunge Vittorio Storaro: «Leonardo mette Gesù al centro della scena perché in questo modo vuole dire: Gesù è Dio che diventa uomo, e quest’uomo è comunque il centro del mondo, dell’universo».

Come il carrello di Vittorio Storaro che arriva proprio dentro il set, noi facciamo la stessa cosa – osserva Francesca Lo Schiavo –: andiamo dentro il quadro, dentro l’anima degli apostoli e assistiamo al miracolo di Gesù. Io credo che questo interessi tutto il mondo. Mi ha molto toccato l’idea di partecipare a questa operazione“. Entusiasta del progetto anche Dante Ferretti: “Tutto è nato da quando Armondo mi ha chiamato a Roma e mi ha proposto di ricostruire l’Ultima Cena di Leonardo – spiega –. Dovevamo far diventare viva la pittura, con personaggi veri, che si muovono. Mi è sembrato molto interessante e ho detto subito di sì». Il senso dell’opera diventa ancora più potente oggi, alla luce dell’emergenza sanitaria globale che viviamo e delle notizie che arrivano dal fronte guerra. Il messaggio di questo dipinto è un invito alla preghiera universale. «Tutti pregano per la pace – spiega Acosta – tutti stanno pregando perché questa guerra finisca o non inizi davvero. Quindi la preghiera non è unicamente un’attività cattolica». Non importa chi preghiamo. Importa farlo insieme.

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