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Coronavirus, Mauro Minelli: “Atteniamoci alle regole igieniche e conterremo la diffusione del virus”

Non esistono pozioni magiche e non esistono superimmuni per definizione: il virus responsabile della COVID 19 è un agente infettivo capace di generare manifestazioni cliniche caratterizzate da un percorso/decorso in certa misura prevedibile. Lo ha spiegato oggi il Prof. Mauro Minelli, immunologo e allergologo, nel corso della diretta Facebook aperta alle domande degli utenti.

Anzitutto l’aumento dei contagi non è sinonimo di maggiore aggressività del virus. “Occorre leggere bene i dati” spiega il prof. Mauro Minelli, che aggiunge: “Ad oggi i contagiati sono migliaia e sono destinati ad aumentare nei prossimi giorni durante i quali registreremo un picco. Questo non perché il virus abbia nel tempo acquisito maggiore forza e virulenza, ma perché si svilupperanno clinicamente tutte quelle forme latenti già silentemente avviate nelle settimane precedenti quando ancora non erano state perfettamente definite le linee comportamentali più idonee e, conseguentemente, non c’era ancora stata piena adesione della popolazione alle indicazioni mediche poi suggerite”.

D’altro canto quello della COVID 19 è un virus a RNA e la storia ci insegna che questa tipologia di virus nel tempo può andare incontro a mutazioni dalle quali si generano varianti molto meno aggressive rispetto alla forma primordiale.

Ovviamente nessuno deve considerarsi aprioristicamente “intoccabile” dal virus – continua il Professore – non esistono soggetti che “a prescindere” possono considerarsi assolutamente certi di non essere toccati dal Coronavirus e che questa possa/debba essere condizione patologica che riguarda solo “gli altri”. Perché questa è la formula più scorretta per affrontare un momento cruciale dell’epidemia quale può essere questo. Così come non esistono cure validate per difendersi. Certamente, sostenere il sistema immunitario aiuta l’organismo a gestire meglio le conseguenze dell’infezione virale qualora venisse contratta. Un soggetto sano, di per sé, è in grado di trovare nella potenzialità intrinseca del proprio sistema immunitario la forza e la capacità di rispondere in modo specifico al virus“.

Può succedere che alcuni soggetti, di fronte alle classiche manifestazioni di febbre leggera, mal di gola e tosse intervengano con gli antibiotici. “Nulla di più sbagliato! Il Coronavirus è un virus e gli antibiotici sono inefficaci – continua Minelli -. Ad oggi sono in corso sperimentazioni di vaccini, protocolli di immunità passiva che prevedono somministrazione di globuline iperimmuni provenienti da persone guarite e terapie farmacologiche, ma occorre attendere i risultati degli studi per poter trarre delle conclusioni. La finestra temporale che intercorre tra i primi sintomi della malattia e l’eventuale ricovero (quindi il tempo necessario perché la malattia diventi clinicamente importante), varia in media dai 9 ai 13 giorni. Questo periodo di tempo rappresenta la fase della malattia nella quale si ha l’opportunità di intervenire più efficacemente dal punto di vista medico. Ne consegue che, proprio in ragione dei tempi di intervento, cambiano significativamente le dinamiche gestionali e dunque i riscontri sanitari della malattia da soggetto a soggetto a seconda di una serie di variabili non sempre ponderabili e che, quando non conosciute, non possono autorizzare a gratuite illazioni o a letture ingiustificate e, dunque, impropriamente allarmistiche”.

E le ricadute? “In generale qualsiasi sindrome influenzale, come è il Coronavirus, se non pienamente superata può provocare delle ricadute. Ma anche in questo caso non abbiamo ancora dati a sufficienza per poter esprimere un’indicazione, perché non conosciamo esattamente le dinamiche immunologiche attivate dal virus della COVID 19. Sempre sulla base di mere proiezioni derivanti da precedenti storici, possiamo prevedere che con l’aumento delletemperature prevedibili nelle prossime settimane, unitamente alle precauzioni igieniche, alla riduzione dei contatti messi in essere con le misure decise dal Governo il virus possa perdere progressivamente parte della sua intrinseca potenzialità con conseguente più facile controllo dell’epidemia“.

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