
Maria Luisa Missiaggia ha fatto del divorzio dolce la sua missione.
Sì, perché in un’epoca in cui si fa prima a lasciarsi che a provare a stare insieme, in cui la violenza sulle donne ispira trasmissioni televisive per inculcare nelle donne il concetto che “se ti picchia non ti ama”, c’è chi ancora crede che ci si possa separare con amore. “La violenza è il non amore per eccellenza”, ci racconta con fermezza l’avvocatessa Missaggia, che prima ancora di essere un legale, è una donna che crede che la “cura” per i matrimoni che finiscono possano essere i sorrisi (e su questo ha anche scritto un libro “Separarsi con amore si può”). Soprattutto per il bene dei figli.
E non parlatele di femminicidio: non si può pensare al genere quando muore un essere umano, c’è qualcosa di più profondo.
Cresce la cultura attorno al tema della violenza sulle donne e, dunque, crescono le denunce per maltrattamento. Ma separarsi con amore si può ancora?
Io ci credo, perché credo nelle persone autonome, che non sostano sulla sofferenza, ma colgono l’occasione per ricominciare meglio di prima. Certo, in caso di maltrattamenti, è impossibile separarsi con amore, perché la violenza è il non amore per eccellenza. Ancora una volta, tuttavia, credere in se stesse evitando di provare vergogna e denunciare, sono i primi passi per riprendersi la propria vita e allontanarsi da quello che chiamano uomo violento, ma che uomo non è.
Trova opportuno il termine “femminicidio”?
La parola è riduttiva è discriminante. Sarebbe opportuno chiamarlo omicidio e basta, adottando piuttosto misure severe e veloci verso i colpevoli.
Nei casi di maltrattamento al primo posto vengono le donne, giustamente, poi i figli che spesso rimangono soli. Ma dei compagni violenti e della loro riabilitazione chi si occupa?
Studiodonne Onlus creata da me, con la collaborazione dei volontari, si occupa di curare il violento con il metodo dei 12 passi, usato con eccellenza sulle dipendenze. Credo che la violenza affondi la sua origine in problematiche familiari pregresse che, unite ad una difficoltà relazionale ed alla paura dell’abbandono, diventa esplosiva e spesso irrimediabile. Una forma di dipendenza ed assenza di autonomia.
Un protocollo per le donne che imparino a riconoscere la violenza e un programma di recupero per l’uomo certamente sono una forma di prevenzione e cura da affrontare, come già in altri paesi. I bambini non vengono dopo e devono essere preservati dagli adulti sempre! Esiste, poi, violenti anonimi: un sito internet che coinvolge oltre 180 Paesi nel mondo che seguono questo metodo. È possibile trovare queste ed altre informazioni sul sito studiodonneonlus.com che ho ideato per diffondere un messaggio in questo a chi ne ha bisogno. Ho ricevuto messaggi di uomini violenti e donne che vivevano loro accanto che mi hanno chiamata in cerca di aiuto.
La donna per prima deve conoscere l’amore per se stessa. Ogni giorno entro in contatto con donne che vengono a cercare tutela e desiderano essere guidate per uscire dalla dipendenza dall’uomo in famiglia; dipendenza affettiva economica e fisica che bloccano il cammino verso la tutela. Possiamo insieme, con una comunicazione efficiente, anche mediatica, superare la solitudine e la frustrazione di chi non vede via d’uscita. Come avvocato punto sempre sulla persona, affrontando insieme alla cliente comportamenti che possano impedire a se stessa la tutela. Spesso riusciamo a garantire una nuova vita, applicando le leggi esistenti, evitando un danno maggiore .