Zoom Magazine
INTERVISTE TV

Cristiana Farina: “Ogni mia sceneggiatura è un viaggio dentro me stessa”

Dietro i personaggi e le storie delle nostre serie TV preferite esiste un lavoro di scrittura ben preciso. Ne sa qualcosa Cristiana Farina, ideatrice e poi autrice (con Maurizio Careddu) del soggetto della nuova serie “Mare Fuori”, che debutterà oggi, in prima serata, su Rai2. Nel corso delle sei puntate, che vedono tra i protagonisti l’attrice Carolina Crescentini, si racconteranno le storie di adolescenti che hanno commesso gravi errori e si trovano reclusi all’Istituto di Pena Minorile di Napoli.

Zoom Magazine ha incontrato Cristiana Farina, che in passato ha lavorato, ricoprendo sempre un ruolo cardine per serie importanti e famose (“Un Posto al Sole”, “Vivere”), reality show (“Grande Fratello”, “L’Isola dei Famosi”) e cinema (“Melissa P.”), per farci raccontare cosa dobbiamo aspettarci dalla sua nuova creatura televisiva.

Come nasce il soggetto di “Mare Fuori”?

“Mare Fuori” nasce da un’idea avuta oltre 15 anni fa. All’epoca avevo lasciato da poco il mio lavoro di script editor ad “Un Posto al Sole” ma Napoli mi era rimasta nel cuore. Inizialmente mi ero innamorata della città ma dopo un anno in cui ho subito diversi scippi, raggiri e borseggi, ho cominciato a interrogarmi sui motivi dell’educazione criminale così diffusa in quella città tanto accogliente quanto ostile. Venivo da un’esperienza come maestra di ruolo nella scuola elementare, la mia cattedra era a Tor Bella Monaca e conoscevo bene la devianza minorile, soprattutto ero consapevole che spesso nasceva all’interno delle famiglie e si alimentava nell’ambiente circostante. La scuola era un rifugio e con i miei occhi avevo visto che quando si instaurava un bel rapporto con i bambini… anche i più problematici cambiavano lo sguardo e da “ostili”, giorno dopo giorno, diventavano “curiosi”. Bastava essere al loro fianco, ascoltarli e mettere in luce i loro talenti per vederli presto abbandonare rabbia e aggressività e cominciare a muovere i primi passi esitanti in direzione dei loro sogni. Insomma tutto quello che volevano era un’attenzione reale e affettuosa. Una guida da seguire.

Quando sono entrata a Nisida la prima volta è stato per assistere ad una manifestazione teatrale e ricordo una visione angelica di due adolescenti bellissime vestite di azzurro che sui trampoli risalivano il cortile dell’IPM fino ad arrivare al centro della scena. La bellezza del luogo e l’atmosfera magica mai mi avrebbe fatto pensare che quelle due ragazze meravigliose erano lì per scontare una la condanna per omicidio e l’altra per furti aggravati dalla recidiva.

Questo crash mi ha fatto vivere nel profondo la peculiarità dell’adolescenza. Volevo assolutamente raccontare un coming of age. E cioè il momento della vita in cui ogni ragazzo è chiamato ad entrare nel bosco, affrontare i propri mostri e trovare la propria strada.

L’Istituto Penitenziario Minorile è il bosco, gli adulti che ci lavorano sono lì per mostrare la via, ma la scelta di quale strada percorrere è sempre il ragazzo a farla.

Questo è l’intento originale del concept, un’idea che all’epoca è stata acquisita da Rai 3 e Francesco Nardella, oggi vice direttore della fiction ne fu il primo estimatore. Purtroppo si arenò per diversi motivi e oggi, passati tutti questi anni l’idea è stata riproposta e Michele Zatta, capostruttura di Rai Fiction se ne è innamorato e lo ha proposto a Tinny Andreatta allora Direttore di Rai Fiction che ha subito sposato il progetto. In questa fase è arrivato Maurizio Careddu (già sceneggiatore di Rocco Schiavone) e insieme abbiamo scritto soggetto di serie, soggetti di puntata e sceneggiature. Quest’ultime oltre alla nostra firma portano quelle di Peppe Fiore, Luca Monesi e Paolo Piccirillo.

“Mare Fuori” è stato definito l’anti Gomorra. Sei d’accordo?

Non credo “Mare Fuori” sia l’anti Gomorra. Questa affermazione per me non ha senso. “Gomorra” è un racconto che sceglie un unico punto di vista e lo fa in maniera ineccepibile.

“Mare Fuori” sceglie diversi punti di vista, ci sono i ragazzi che delinquono, i genitori che spesso hanno un ruolo attivo nella scelta dei figli e le istituzioni che si impegnano quotidianamente per indicar ai ragazzi che hanno “sbagliato” una strada alternativa alla criminalità.

Quali sono gli ingredienti imprescindibili per scrivere sceneggiature efficaci?

Gli ingredienti imprescindibili per scrivere sceneggiature efficaci sono la conoscenza della materia di cui si vuole parlare, l’urgenza di raccontarla, e la conoscenza delle regole della scrittura drammaturgica.

Con Maurizio Careddu, ad esempio, abbiamo fatto tantissima ricerca prima di affrontare la riscrittura dopo 15 anni dall’idea originale. Tutto era cambiato e abbiamo iniziato da capo incontrando ragazzi dentro vari istituti, associazioni che si occupano di recupero minorile, abbiamo parlato con ex detenuti, ragazzi in regime di messa in prova, abbiamo approfondito fatti di cronaca non necessariamente avvenuti in Campania. Abbiamo raccolto un materiale infinito che andava raccontato nelle canoniche dodici puntate della prima stagione della serie. E’ stato un lungo lavoro durante il quale siamo stati sempre sostenuti dalla passione e dall’entusiasmo del capostruttura Rai Michele Zatta e dal suo editoriale.

In “Mare Fuori” non si parla principalmente di ragazzi che delinquono perché affiliati ad organizzazioni criminali, ma anche di ragazzi che commettono uno sbaglio, di ragazzi che si trovano al posto sbagliato nel momento sbagliato, di ragazzi affetti da disturbi psicotici, di ragazzi che vogliono vendicarsi di un sopruso o di quelli che semplicemente decidono di rubarsi il futuro che non hanno.

C’è un po’ di noi in ogni storia che raccontiamo. Cosa c’è di te nelle tue sceneggiature?

Di regola direi che nelle mie sceneggiature c’è tutto di me, però pensando a “Mare Fuori” può venir spontaneo domandarsi: ma cosa può esserci di lei in una assassina psicopatica o in un ragazzo di sistema che uccide il suo migliore amico perché glielo ordina il padre? Ecco, credo che chi scrive abbia la necessità di sperimentarsi in più vite… e più si avventura in circostanze a lui lontane, più ha la possibilità di conoscersi a fondo. Ogni volta che affronto un nuovo personaggio è una scoperta che faccio dentro me stessa e questo è entusiasmante.

Tv e cinema. Contesti diversi richiedono modalità di lavoro diverse?

TV e cinema richiedono necessariamente modalità di lavoro diverse. Tuttavia in Italia i sistemi produttivi delle fiction si ispirano ancora al modello cinematografico e il piano di lavorazione non viene suddiviso episodio dopo episodio come nei paesi dove la serialità industriale di fiction è nata.

Nel 2007 ho partecipato a Los Angeles ad un corso per showrunner ed ho avuto la fortuna di assistere al lavoro di grandi scrittori e showrunner come David Milch (“NYPD”, “Deadwood”, ecc), Shawn Ryan (“The Shild”) e gli scrittori di Friday Night Lights. Queste diverse produzioni avevano in comune il sistema produttivo che in definitiva era lo stesso che la Rai ha importato dagli australiani con “Un Posto al Sole” e io stessa successivamente (per quanto riguarda la scrittura) ho applicato a “Vivere” e a “Centovetrine”.  Si scriveva, girava, montava e andava in onda in contemporanea, un episodio dopo l’altro e lo showrunner supervisionava ogni passaggio. Nel sistema produttivo americano quando più o meno il quarto episodio era finalizzato, il primo andava in onda. Questo metodo permetteva alle reti di addrizzare il tiro in base ai feedback del pubblico ma anche di interrompere lo show se non incontrava i gusti degli spettatori.

Sostanzialmente quello che sperimentato negli Stati Uniti è che il sistema produttivo delle fiction televisive si differenziava rispetto a quello cinematografico nella centralità della scrittura che stabiliva i tempi e i modi dell’intera produzione. Ovviamente con la solida collaborazione con il brodcaster. La figura dello showrunner in Italia è ancora vista con sospetto dai produttori, sono in pochi ad averla sperimentata e io ho avuto la fortuna di averlo fatto nel 2008 con Amiche Mie diretto da Paolo Genovesi e Luca Miniero con cui ho avuto la fortuna di collaborare e avere un rapporto costruttivo e costante durante tutte le fasi di produzione.

Con “Mare Fuori” il rapporto di grande collaborazione con Michele Zatta ha dato a me e Maurizio la possibilità di partecipare come voci dello stesso coro durante le fasi successive alla scrittura e di questo gli siamo enormemente grati.

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.